logo

Paura non avremo

Inauguriamo il blog di “Paura non abbiamo” in una data simbolica, l’8 marzo, a conclusione del percorso creativo che ci ha visti impegnati a ricostruire le vicende di quell’anomalia tutta italiana che era la Bologna degli anni Cinquanta. All’epoca della guerra fredda, Bologna era un caso unico in Europa. Una città comunista nel cuore dell’occidente costituiva un affronto agli equilibri del Patto Atlantico: in quel mondo diviso in due, non c’era spazio per le anomalie.   Senza prendere in considerazione il quadro storico di riferimento, parlare della storia di quattro donne che furono arrestate e incarcerate per un mese per aver distribuito la mimosa durante la Giornata Internazionale della Donna l’8 marzo del 1955, sarebbe inutile e fuorviante.

Come regista e scrittore, sono sempre stato affascinato dai vinti essenzialmente per un motivo: gli sconfitti non finiscono mai in prima pagina e vengono subito dimenticati. Chi più loro ha bisogno che qualcuno racconti la loro storia? I vincitori scrivono la storia, gli eroi vengono celebrati da morti, come i santi. I vinti, invece, vivono nell’ombra. Per vivere da sconfitti senza rinunciare ai propri ideali ci vuole un grande orgoglio e serve una forza che i vincitori spesso non hanno, è per questo che le storie dei vinti sono molto più interessanti di quelle dei vincitori. E’ proprio per questo che le storie degli eroi le lascio raccontare agli altri.

Quando mi sono imbarcato in quest’avventura, mi sono immerso in un mondo che conoscevo solo in superficie. I miei due co-autori mi hanno aiutato a orientarmi in un territorio talmente vasto che sarebbe stato molto facile perdersi. Più ci addentravamo nella storia di quello che accadde l’8 marzo 1955, più era chiaro che non potevamo fermarci lì. C’era un universo intero che andava raccontato, del quale quell’episodio costituiva soltanto la punta dell’iceberg.

Quando si parla di 8 marzo si finisce sempre inevitabilmente per parlare di femminismo, e nel parlare di femminismo si finisce sempre a parlare degli anni Settanta. Circolano tanti luoghi comuni attorno a quella che viene volgarmente definita la Festa della Donna e sulla mimosa, nei quali non è così automatico orientarsi. Tutto questo ha finito per escludere completamente dall’equazione le donne degli anni Cinquanta, talmente prive di diritti e talmente avvolte da un mondo al maschile che non erano neppure in grado di pensare di dichiararsi femministe.

Queste donne sono state le prime che si sono battute per i diritti femminili nel mondo del lavoro e nella società nel suo insieme, ed hanno aperto la strada per tutte le conquiste dei decenni successivi, che oggi gli stravolgimenti del mercato del lavoro stanno lentamente rimettendo in discussione. L’hanno fatto con una forza d’animo fuori dal comune, in un’epoca nella quale distribuire la mimosa era un atto talmente sovversivo da venire addirittura proibito dalla questura. Un fatto del genere poteva verificarsi solo nella Bologna degli anni Cinquanta.

Uno dei motivi che ci ha spinto ad aprire questo blog è condividere le fasi e i passaggi che ci hanno portati ad arrivare fin qui. Seguiteci e li scoprirete.

 

Screen Shot 2016-03-05 at 00.50.45

Published by

Andrea Bacci

Si laurea al DAMS di Bologna e prosegue la sua formazione a Los Angeles dove studia regia e montaggio. Rientrato in Italia, vince il Premio Solinas “Talenti in corto” con “Halloween Party”, che viene distribuito al cinema prima di “Toy Story 3”, ed è finalista del Premio Solinas Piloti per Serie TV. I suoi cortometraggi “The Sound of Silence” e “Quel che resta” sono stati proiettati in numerosi festival internazionali e trasmessi in tv. “Paura non abbiamo” è il suo primo documentario.

Comments are closed.